Ci sono giornate che ti lasciano un segno. Giornate in cui persone che conosci diventano esempi di vita, regalandoti momenti indimenticabili per loro e per noi.
Domenica scorsa è stata uno di quei giorni, una giornata che mi ha stravolto il cuore.
Alcune mie amiche hanno corso la Maratona di Roma, chi per la prima volta, chi per la seconda. Durante questi mesi di attesa, ho seguito la loro preparazione, ho letto i loro momenti di felicità e anche quelli di debolezza, quando sembra che quel traguardo, così vicino, sembra essere ancora un sogno.
Invece loro quel traguardo l’hanno tagliato, con un sorriso e una maglia speciale, quella di ForKidsForLife.
Desideravo imprimere qui il ricordo di quella giornata, perché so per certo che fra qualche mese avrò bisogno di leggere le loro parole, per ritrovare quell’energia che mi hanno trasmesso.
Ho chiesto proprio a loro di scrivermi qualche riga che riassumesse la loro Maratona e loro l’hanno fatto.
Ve le presento:

Ci ho messo un paio di giorni ad elaborare cosa avrei potuto scrivere, perché è stato tutto talmente grande, immenso, unico che non so se riuscirò a mettere nero su bianco tutto questo turbinio di emozioni.
La maratona è un sogno che mi sono sussurrata in un orecchio tanti mesi fa. Era ottobre. Avevo corso la mia mezza maratona del Lago Maggiore per la seconda volta, preparandola poco e male,ma nonostante ciò, avevo abbassato i mie tempi e così nella mia testa quest’idea di provare a fare di più, di dimostrarmi che nonostante la casa, i bambini piccoli, il lavoro, il poco tempo, io potessi raggiungere questo traguardo dei 42 km.
Ho iniziato quasi subito a prepararmi: ho cercato una tabella su internet, mi sono confrontata con mio marito [che di maratone ne aveva fatte già due] e con amici, che siamo tutti runner in compagnia o quasi, e così e’ cominciato questo lungo cammino… sembrava andasse tutto bene, poi un blocco – mi sono accorta che qualcosa non andava… che forse la maratona non la potevo improvvisare. Ed ecco che incontro Matteo, il mio Coach, che in poco tempo mi dà le giuste dritte e soprattutto mi appoggia sempre incondizionatamente e in un percorso così lungo e faticoso…
Non potete immaginare il bene che fa, sapere che c’è qualcuno che ti dirà sempre la cosa giusta da fare.
Non è stata una passeggiata e, se sono prolissa nel raccontarvi il prima, è perché alla fine la maratona non è una gara che nasce e muore in quel giorno, in quei 42 km… ma è un viaggio lunghissimo, che inizia mesi e mesi prima, centinaia e centinaia di km prima.
Non vi racconterò di un ginocchio lussato e scoperto a meno di due mesi dalla maratona, quando il sogno lo potevo vedere lì vicino, quando le gambe già avevano macinato km su km, perché quel ginocchio nonostante tutto ha fatto il suo dovere, imbragato in un tutore, perché non si poteva rinunciare dopo tanta fatica…ma invece vi dirò di una maglietta speciale, quella di FORKIDSFORLIFE, che ho deciso di indossare per la maratona, perché a questa corsa volevo dare un senso, volevo poter dire qualcosa in più, e così è stato… per tutte le persone che durante la gara hanno letto il mio nome e mi hanno incitata, come Ambasciatrice di questo bellissimo progetto.
E ora che dire… era una mattina di marzo, il 22 a Roma diluviava e io stavo per correre la mia prima maratona. Prima del via, ho pensato solo a tutto quello che avevo fatto, a tutto quello che avevo capito di me stessa e della mia vita, in tutte le mie corse in solitaria, ho pensato a come una gara di corsa mi aveva arricchita, mi aveva reso una persona migliore di quella che ero… e poi ho solo corso …corso per 42 km senza mai pensare al km successivo, senza dirmi mai “chi me l’ha fatto fare”. Ho guardato negli occhi mio marito tutte le volte che mi ha raggiunto, e da come mi guardava sapevo come stava andando, ho affrontato e superato il cosiddetto “muro” e alla fine ho pianto, di un pianto che ho provato solo quando sono nati i miei figli…un pianto che nasce dallo stomaco e che non puoi frenare ….e ho sorriso.. sorriso con tutto quello con cui potevo sorridere.
Qualcuno mi ha detto che anche i miei occhi sorridevano …sfido voi a non farlo quando con le mani si tocca un sogno…

Che poi la seconda maratona è un po’ come il secondo figlio. La verità è che se è possibile la temi più della prima.
Perché? perchè sai esattamente cosa ti aspetta e questo fa paura. Fa paura perché come un secondo figlio non hai il tempo di rifinire tutto per il meglio…perché i compiti li ha già fatti bene una volta, solo cinque mesi prima e questa volta non ci riesci.. quello che nessuno ti dice però è che come tutte le cose, la seconda è più facile, più divertente e te la godi di più. Perché le emozioni, anche se forti, le riesci a dominare e soprattutto i miei occhi questa volta guardano il cielo, non più l’asfalto, guardano un cielo alto e cupo di una Roma sotto l’acqua che è davvero la città eterna… Sorrido a tutto, perché sono davvero felice, le gambe girano, un compagno improvvisato di gara c’è l’ho al mio fianco e so che, anche se sconosciuti, ci sosterremo fino a che avremo fiato… ad ogni km si accende una piccola luce di fede e anche un po’ di speranza perché a Roma piove ma nel mio cuore splende sempre il sole quando corro e indosso la maglietta dei sogni, la maglietta di FKFL, perché anche questa volta i miei sogni si avverano.
La linea del traguardo arriva e so che qualcuno si è fermato a pensare a quegli “smarties colorati”, insieme a me comincia a credere che, se si è finita una maratona, forse si può anche cambiare un pochino il mondo. Anche solo per 42,195 km…
E poi c’è lui. Giorgio Calcaterra

Che a Roma ha fatto una cosa immensa.
Il 42enne romano, tre volte campione del mondo della 100 km, dopo aver tagliato il traguardo al nono posto, in 2:34:26, e dopo aver passato il controllo anti-doping, è ripartito a tutta velocità, raggiungendo l’ultimo atleta della maratona [Eligio Lomuscio, 70enne di Barletta], intorno al 40esimo km e incitandolo a concludere la sua fatica, camminando con lui.
Massima stima, signori.
Ilaria Fossati

Ho conosciuto Ilaria durante la mia prima mezza maratona a Seregno. Lei correva la 60k e non la si poteva non notare, perché ha sempre un tifo fortissimo (più che meritato) e la cosa bella, che ti colpisce all’istante, è che lei corre sempre con il sorriso.
Di lei, voglio dire che è una Campionessa di un’umiltà rara, che domenica scorsa ha ri-corso la 60K di Seregno. E’ tornata alla corsa dopo un “piccolo imprevisto” di salute, risoltosi fortunatamente per il meglio. E questo è quello che ha scritto di quel giorno:
Poche parole, a fatica… a (sole) 4 settimane dall’intervento, il rientro alle gare, alla vita di sempre, ma che ho visto così diversa…rientrare in occasione della 100 km di Seregno era fortemente simbolico. Qui è iniziato tutto, e dovevo esserci.
Per me, per Noemy, per tutti quelli che mi sono stati vicini…per tutti quelli che erano meravigliati che fossi lì. La mia gara del cuore….
Per la prima volta ho corso a Seregno senza pressioni, senza ansia del risultato, godendomi ogni dannato passo dei miei primi 60 km.
Perché niente è scontato.
Vedevo tutti superarmi e sfrecciarmi davanti e non me ne fregava nulla: sono ancora qui nel mio mondo, tra le persone a cui voglio bene…siete tutti snocciolati lungo il percorso, ma con me. E l’ho sentito dagli abbracci in partenza…..
Nessuna fatica, nessuna crisi, nessuna esitazione: le gambe ricordano, il cuore ci mette il resto….
L’affetto era tangibile, tanto che era primavera anche lungo la terribile SS36, la pioggerella e la sensazione di umido.
La primavera era dentro di me.
Il senso di gratitudine mi ha sopraffatto, tutti mi avete riconosciuto e salutato e sostenuto. Grazie a voi… Grazie a Dio (con molta semplicità…) per avermi regalato un altro traguardo da onorare, con grandissima commozione.
Ecco.
Tutte queste persone, e molte altre che ho nel cuore, mi hanno trasmesso una grandissima carica. E voglia di ripartire.
Mi sono fatta una promessa. Vediamo come va a finire.
Per ora, vi dico solo un numero: 2076F.
[to be continued…]